giovedì 18 dicembre 2014

SI ALLA CHIUSURA DEL PUNTO NASCITE DI ORTONA


Abbiamo la strana convinzione che avere l’ospedale sotto casa sia qualcosa di positivo ed imprescindibile. Ci hanno inculcato la cultura per la quale l’efficienza di un servizio la si misura con la sua distanza (rectius vicinanza) dalla nostra abitazione. Nulla di più sbagliato e nocivo. In virtù di questa malsana convinzione, nel dopoguerra, soprattutto al Sud, si è preferito costruire ospedali quasi in ogni comune piuttosto che collegamenti efficienti tra strutture ospedaliere strategiche. 
Veniva più facile – e comodo – dal punto di vista elettorale inaugurare un nuovo ospedale che potenziare quelli già presenti. 
Figurarsi creare dei centri di eccellenza! Solo in Abruzzo abbiamo oltre 20 ospedali pubblici costruiti l’uno addosso all’altro (senza contare le 13 “Case di cura” private, ma finanziate dalla Regione), senza nessuna “specializzazione”, né pianificazione territoriale e programmazione dei ricavi e costi di quelle strutture. 
Oggi finalmente si sta cercando di porre un rimedio. Nei periodi di magra è impensabile avere la botte piena e la moglie ubriaca. L’idea di sanità oggi è totalmente diversa rispetto a quella di cinquanta anni fa. Ogni struttura deve specializzarsi e offrire il meglio in un determinato ambito della medicina. L’essenziale è avere un pronto soccorso funzionale ed efficiente che sappia approntare le prime cure del caso e poi indirizzare, a seconda del problema, verso l’ospedale più idoneo.
Francamente, la paventata chiusura del punto nascite dell’ospedale di Ortona non è un dramma. Si potrà nascere tranquillamente a Lanciano (distante 7 km se si prende l’autostrada e raggiungibile in 10 minuti) o a Chieti (20 minuti d’auto) senza pericolo di partorire in auto. Chi pensa questo alimenta solo disinformazione e demagogia. 
Dirò di più, la chiusura del punto nascite e la ridistribuzione razionale delle risorse potrebbe rappresentare un’occasione concreta di sviluppo del nostro ospedale verso il potenziamento del centro di eccellenza in senologia, per essere all’avanguardia nella lotta contro il tumore al seno. Questa è l'unica possibilità per competere con i grandi centri a noi vicini come Chieti e Pescara.


1 commento:

  1. -specializzazione ed eccellenza presuppongono una base -il pronto soccorso non lo abbiamo più -anche pediatria e maternità hanno chiuso -gli ospedali vicini sono sovraffollati sia pe la pediatria che per il pronto soccorso -il percorso nascita non c'è -l'organizzazione ambulanze è carente -l'organizzazione elicotteri è carente -i grandi centri sono inefficienti -perdiamo l'indotto da ospedale -le nostre eccellenze non sono potenziate con tempi d'attesa pericolosi . La penso diversamente e non concordo . A breve ci toglieranno anche i Servizi dopo aver perso il Centro Trasfusionale perderemo anche Laboratorio Analisi e Radiologia . Non abbiamo più per i due mesi estivi il primo soccorso sulle spiagge . Non abitando più dipendenti ospedalieri con le loro famiglie in Ortona la crisi commerciale e di vita quotidiana e sociale sta trascinando ancora più verso il nero il futuro di Ortona . CiaoCiao

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