Non si udivano più il rombo dei cannoni, né lo schianto delle
mine. Con il blocco delle ultime sacche di resistenza dei tedeschi, erano
cessati i combattimenti. Alle 8.15 circa Ortona era libera. Non si poteva
comunque abbandonare la cautela. Il pericolo era rappresentato dalle mine
disseminate tra le rovine e dai franchi tiratori che avrebbero potuto
proteggere la ritirata dei tedeschi. Il paesaggio urbano che si offriva agli
occhi dei superstiti quella mattina era tremendo: Ortona praticamente non
esisteva più, era stata rasa al suolo. Dalle rovine spuntavano i cadaveri dei
soldati canadesi e tedeschi e dei civili italiani. La città si era trasformata
in un cimitero a cielo aperto.
La cifra totale dei caduti è spaventosa e
sproporzionata per un obiettivo che non era considerato di vitale importanza (800 morti tedeschi, 1400 canadesi e oltre 1300 civili che non vollero abbandonare le loro case).
Per
molti anni gli storici si sono interrogati sul perché di questa battaglia. Sono
molti i quesiti a cui ancora oggi non si riesce a dare una risposta.
Perché i tedeschi si difendevano con feroce
accanimento in una piccola cittàcostiera di piccolo valore strategico?
Ortona
era diventata un simbolo importante come Roma o la cattura della città era
diventata una questione di prestigio nazionale?
Perché la sera di Natale si scatenò una sanguinosa
battaglia che coinvolse anche i civili?
L'obiettivo era in realtà raggiungere Roma con una
manovra da est? Per questo si parlava di Natale a Roma?
Perché il Generale Montgomery non cita questa
battaglia nelle sue memorie?
Eppure Ortona rappresenta la prima battaglia in un
centro urbano combattuta dalle truppe alleate sul suolo europeo.
Inoltre, al
termine di questa offensiva il Generale Montgomery verrà trasferito a Londra
per organizzare il D-Day e sferrare l’attacco finale a Hitler, quindi perché
non citare una vittoria?
Dalla ricostruzione degli eventi emergerà una
terribile verità: che l’importanza della battaglia di Ortona fu il frutto di un
tragico equivoco da parte dei comandi alleati e anche di un tranello teso dai
tedeschi. Presto si trasformò però in uno scontro il cui esito avrebbe avuto
un’enorme importanza dal punto di vista psicologico e mediatico. L’opinione
pubblica americana, inglese, canadese in quel momento aveva bisogno di una
grande vittoria e Ortona fu una benedizione per la propaganda alleata. In questo senso non fu affatto una vittoria inutile. Ma sul piano militare?
Subito
dopo la fine della battaglia alcuni ospiti giungono riservatamente in Abruzzo,
per rendersi conto della durezza dei combattimenti appena terminati. Lo scopo della visita è convincere Stalin che sul fronte italiano si
sta combattendo sul serio e che le lamentele del leader sovietico che accusa
gli alleati di scarso impegno sul fronte occidentale per far sopportare ai
sovietici l’impatto maggiore della guerra con la Germania sono ingiustificate.
In un certo senso quindi la battaglia di Ortona doveva essere particolarmente
feroce per essere usata politicamente nei rapporti con l’alleato russo.
(tratto da Ortona 1943: un Natale di Sangue, di Fabio Toncelli)
Ogni anno è doveroso ricordare tutti coloro che macchiarono con il loro sangue questa nostra terra. Venivano da lontano, non ne avevano mai sentito parlare prima di allora, ma la difesero strenuamente senza se e senza ma. A loro va il mio GRAZIE.