lunedì 16 marzo 2015

LA LIBERTA' NON E' STAR SOPRA UN ALBERO


La libertà
non è star sopra un albero
non è neanche avere un’opinione
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione ! 
(G. Gaber)

Possiamo dirci davvero liberi o crediamo di esserlo?
Perchè in fondo per essere davvero liberi non basta condividere post su facebook e lamentarsi dei problemi che ci circondano ... La libertà va allenata, tonificata giorno per giorno .Libertà è, appunto, partecipare.
Esercitare la libertà richiede uno sforzo notevole e costante nel tempo (e di tempo) che non tutti sono disposti a compiere. 
Ed è per questo che forse ci troviamo con le "home" piene di informazioni e le menti vuote.

lunedì 2 febbraio 2015

MATTARELLA, L'UOMO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO



Abbiamo la falsa credenza che il Presidente della Repubblica debba essere un Leader politico, capace di riempire piazze e di canzonare il popolo. Nulla di più sbagliato (e pericoloso!). Il Presidente ha tutt’altro ruolo, arbitro e garante del rispetto delle regole. Proprio per questo è necessaria una figura che conosca quelle regole.

Sergio Mattarella a pelle non mi entusiasma ma di certo merita rispetto per quella che è la sua storia personale istituzionale e politica. Ogni persona ha infatti una propria storia, della quale molto spesso non conosciamo nulla, ma ciononostante abbiamo la presunzione di dare giudizi, di attribuire etichette.  
E’ democristiano, non è un mai stato un leader, parla poco, ha un aspetto malinconico, guida una panda grigia come i suoi capelli, se non fosse stato per il fratello morto ammazzato non avrebbe fatto carriera e chi più ne ha più ne metta. Siamo amanti del pettegolezzo, non c’è che dire. I nostri giudizi si fermano al gossip e non vanno oltre.

Dicevo, ogni uomo ha una storia che parla per sé. Se ci sforzassimo veramente di leggere la storia di Sergio Mattarella capiremmo che forse si tratta dell’uomo giusto al momento giusto.

E’ anzitutto un uomo, come forse molti di noi non sono. Un uomo che sa cos’è il dolore, quello vero, quella che porta con sé il peso del corpo del fratello Piersanti, giustiziato dalla Mafia. Sono convinto che sia la persona giusta quantomeno per comprendere le sofferenze degli italiani.

E’ poi uno dei maggiori conoscitori della Costituzione italiana e delle Istituzioni. Professore di diritto costituzionale e parlamentare nonché giudice della Corte Costituzionale. Chi meglio di lui potrà garantire il rispetto delle regole e soprattutto fare da contrappeso al Governo e Parlamento?  

Ultimo ma non da ultimo, Mattarella è stato un discreto politico, nulla di eclatante, certo, ma sempre con la schiena dritta (leggasi il caso delle sue dimissioni per contrarietà alla Legge Mammì). Mai colpito da scandali o autore di comportamenti folkloristici. Magari sarà poco conosciuto a livello internazionale, come del resto non lo era Napolitano nel 2006, ma sono sicuro che saprà difendere l'Italia al pari del suo predecessore. Il suo nome è poi associato a due degnissime riforme: l’abolizione del servizio di leva obbligatorio e il Mattarellum, l’ultimo grande sistema elettorale che abbiamo avuto in Italia.
Al netto dei chiacchiericci da bar, dei grillini, dei leghisti, dei Travaglio e compagnia compagnia cantante, Mattarella sarà un grande Presidente, o almeno le premesse per esserlo ci sono tutte.

giovedì 8 gennaio 2015

IMPARARE DALL'ESPERIENZA


di GIORGIA MESCHINI
Nella mia carriera scolastica sono sempre stata molto fortunata. Ho avuto ottimi insegnanti, dalle elementari fino all’ultimo anno delle superiori. A mia volta sono stata una buona alunna. Sono entrata nel mondo universitario forte di un buon metodo di studio e della convinzione che quello che facevo fosse la cosa più giusta per me. Dopo anni dai giorni da matricola mi capita ancora di pensare che la mia formazione sia stata un susseguirsi di fatidici errori. Il primo errore è stato iscrivermi a un liceo. Una sede che apriva proprio nell’anno della mia iscrizione: ora sono passati 10 anni da allora e il Liceo Scientifico Alessandro Volta ad Ortona è una realtà che studenti e insegnanti tengono viva e sempre in crescita (mi auguro!). Il liceo mi ha insegnato cose bellissime, dall’artisticità dell’accostamento dei colori in un quadro alla composizione delle rocce, dalla pregnanza di significato di una sola immagine poetica all’incantevole matematica dietro la fisica della natura. Molte cose le ho dimenticate, lo ammetto. Altre sono rimaste in me indelebili come una certa pratica di stoicismo nei giorni più duri dell’anno accademico, altre non le ho mai imparate o capite, come la data della Rivoluzione Francese (o qualsiasi altra data) e come gli usi e i costumi nell’Elizabethan Era. Il secondo errore è stato iscrivermi all’università. Ma cos’altro potevo fare? Non sapevo fare null’altro se non studiare. Certamente la situazione è diversa all'università e non si tratta solo di orari e quantità di argomenti da apprendere.

La vera rivoluzione nel passare dalla scuola all’università è stata poter scegliere COSA studiare. Ci sono servizi scolastici nel mondo in cui i corsi sono a scelta già a partire dalle medie. Noi invece optiamo per uno dei tanti istituti superiori e in quell’unica azione, alla tenera età di 14 anni, ci portiamo a casa il pacchetto completo: un impegno per 5 anni e vincoli inespressi sul futuro. Altra rivoluzione è stata qualche anno dopo(!), quando per la prima volta sono entrata in un laboratorio e ho visto davvero ciò di cui parlavano i libri su cui avevo speso tanti anni. Non avevamo laboratori alle scuole medie né al liceo. Nonostante gli aspetti che apprezzo di questa realtà, mi chiedo dove sarei adesso se quel lontano giorno in cui scelsi lo Scientifico avessi preso una strada diversa. Forse lavorerei già. Forse avrei fatto meno fatica a imparare tante cose che miei colleghi provenienti da istituti tecnici sanno già fare oppure avrei capito al volo riferimenti nascosti ovunque ad opere classiche. Ciò che più rimprovero alla scuola (e ci metto dentro anche parte delle università) è l’approccio estremamente teorico e intellettuale. La conoscenza fine a se stessa, il sapere al fine del sapere. Posso anche sentirmi personalmente arricchita, ma qual è l’utilità di tale ricchezza personale? La nostra scuola ci insegna cose meravigliose, ma di scarso riscontro pratico. Ci insegna a studiare ed è forse per questo che in Italia ci sono tanti laureati e pochi occupati. 
In conclusione, non so se sarò anch’io uno di quei laureati disoccupati e incapaci di fare alcunché. E non so se la motivazione di un tale probabile scenario possa essere l’essermi dedicata troppo ai libri e poco a cercare l’occasione di toccare con mano ciò che mi interessava. Quel che so è che avrei voluto imparare più cose sperimentandole, perché studiare è diverso dal conoscere. Un mio professore universitario ha detto una volta, forse citando qualcun’altro: “la cultura è ciò che resta quando ci si è dimenticati tutto”. Bè, io credo che lo stupore dell’esperienza sia maestra molto migliore di milioni di parole perché lascia segni difficili da cancellare.


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