Ogni
tanto mi capitano pomeriggi nei quali, in attesa dell’apertura della mensa, e
non avendo di meglio da fare, entro nella Feltrinelli di Macerata per passare
un po’ di tempo. Di solito, la prima cosa che faccio è quella di andare a
controllare la sezione “Gialli”, lettera D, per controllare se ci sono ancora i
libri del mio amico Romano De Marco e puntualmente, quando li trovo, li tiro
fuori e li metto in bella vista. Lo so, non si fa, è maleducazione ma è più
forte di me.
Poi
inizio a scrutare compulsivamente le restanti sezioni degli scaffali sperando di
essere colpito da qualcosa. La mensa apre tra più di mezzora e dovrò pur
passare il tempo, magari seduto su quelle scomodissime poltroncine con un bel
libro da leggiucchiare. Mi colpisce un libricino per ragazzi: ha la forma, la
consistenza e il colore di un passaporto. Immagina di essere in guerra è il
titolo. Autore Janne Teller. Incuriosito dalla minutezza di quel ‘passaporto’,
mi siedo ed inizio a sfogliarlo.
Se le bombe avessero
distrutto tutto il Paese, quasi tutta la città? Se nell’appartamento in cui
vivi con la tua famiglia le pareti fossero piene di buchi, le finestre rotte, i
balconi strappati via?
Sta arrivando
l’inverno, il riscaldamento non funziona e piove dentro casa. L’unica stanza
abitabile è la cucina. Tua madre ha la bronchite e forse cova un’altra
polmonite. Tuo fratello maggiore ha già perso tre dita nello scoppio di una
mina e sostiene la Milizia contro il volere dei vostri genitori. Tua sorella
più piccola è stata ferita alla testa dalle schegge di una granata ed è
ricoverata in un ospedale privo di attrezzature. I tuoi nonni paterni sono morti
sotto una bomba che ha distrutto la loro casa di riposo.
Tu sei ancora tutto
intero ma hai paura di mattina, di pomeriggio, di sera e di notte. Sussulti per
ogni missile che fischia …
Mi
bastano queste poche righe ad impensierirmi, a mettermi in difficoltà. Non di
certo per la paura dello scoppio di una guerra in Italia che ritengo
improbabile. Continuo a sfogliare il libro e arrivo alla conclusione in
pochissimo tempo. Praticamente vengono ripercorse tutte le vicissitudini di chi
scappa dal proprio Paese.
Il
mio pensiero va alle migliaia di migranti che in questi mesi fuggono dal loro
Paese a causa della guerra, ai bambini e alle donne partiti per assicurarsi un
futuro migliore e morti in mare, alla discutibile operazione militare Mare Nostrum. Alla ostilità con la quale
noi accogliamo questa gente. Li percepiamo solo come nuovi potenziali vù cumprà, delinquenti o mangiapane alle
spalle degli italiani. Non c’è nessuna via di mezzo. Eppure questa gente non ha
certo intenzione di fermarsi da noi, di rubarci un lavoro che non c’è. Siamo
solo la porta più vicina per accedere all’Europa. Siamo solo una tappa.
Al
che mi chiedo: se un giorno ci fossimo noi su quei barconi? Se noi giovani saremo
costretti a migrare in altri Paesi per assicurarci un futuro dignitoso e lungo
il nostro cammino ci rinchiudessero dentro un centro di identificazione per 18
lunghi mesi, non avremmo la tentazione di fuggire? Di fare quello che oggi
fanno questi disperati? Secondo me saremmo capaci di fare molto peggio…
Vi
consiglio la lettura di questo libricino! Soprattutto a quelle persone che
pensano di possedere la verità assoluta e credono che nella vita esista solo il
Bianco o il Nero (le maiuscole sono volute). A me è servito molto. Alle volte è
sufficiente una piccola chiave per spalancare portoni nella nostra mente.
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